mercoledì 28 marzo 2012

Burson di Burson, una bella espressione della Romagna enoica...



Ieri ero a Verona, per il Vinitaly, e passeggiando nello stand della Romagna sono andato alla ricerca di un piccolo produttore che avevo avuto modo di conoscere in treno un paio di anni fà, sempre in occasione del Vinitaly, e che mi aveva colpito molto descrivendomi la sua azienda e il vino che produceva; allora lo trovai interessante, quindi sono voluto andare a riprovarlo.
Il "Bursôn di Bursôn Etichetta Nera" dell' Azienda Agricola Daniele Longanesi, prodotto in località Boncellino, nei pressi di Bagnocavallo in provincia di Ravenna.
Lui, Daniele Longanesi, il titolare dell' azienda, da buon romagnolo doc ci ha accolti al suo banco con grande sprito festoso e gioioso e insieme abbiamo passato qualche piacevole minuto a chiacchierare sull' uva Longanesi e sul suo Bursôn.



L' Uva Longanesi è così chiamata in onore di Antonio Longanesi (1854/1934), il quale nel 1913 acquistò l' attuale proprietà in un "roccolo", area boscosa dove veniva praticata la caccia agli uccelli di passo; qui venne trovata una vecchia vite, abbarbicata ad una vecchia quercia che veniva utilizzata come richiamo per gli uccelli. Vista la rusticità della pianta e la resistenza alle malattie fungine dei grappoli la famiglia decise di provare a produrre un vino per un loro consumo familiare, come del resto facevano tutti i contadini della zona; venne prodotto subito un vino gradevole che venne ben presto apprezzato anche dagli amici, favorendo così negli anni a seguire la diffusione di quest' uva nelle zone.
Nel 1956 venne deciso di piantare il primo vigneto di Uva Longanesi, che con il vino ottenuto si doveva soprattutto andare ad arricchire di tenore alcolico degli altri vini presenti in azienda; poi finalmente, intorno al 1970 dopo anni di ricerche ed analisi isoenzimatiche, presso l' Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano Veneto e presso l' Istituto Agrario di San Michele all' Adige, confermando che questo vitigno  non assomiglia a nessun altro finora conosciuto,  tentarono di regolarizzarlo tramite l' università di Bologna, ma senza ottenere buoni risultati. Dopo un lungo iter burocratifo finalmente nel 1999 venne iscritto nell' albo dei vigneti col numero 357 come Uva Longanesi, in onore appunto ad Antonio Longanesi e alla sua famiglia che vollero salvarlo a tutti i costi.
Dal 1998 viene prodotto il Bursôn (soprannome dei componenti della famiglia Longanesi), il cui nome è stato depositato e concesso in uso gratuito al Consorzio "Il Bagnacavallo" a tutela della sua tipicità.
Attualmente il Bursôn viene prodotto con il 100% di Uva Longanesi in due versioni: Bursôn etichetta blu e Bursôn etichetta nera.


BURSÔN ETICHETTA BLU 2009

Vino prodotto quasi nella sua totalità per il mercato della regione, più beverino e meno strutturato dell' altro, nasce rispettando canoni e gusti della provincia. Le uve vengono racolte e almeno il 40% di esse viene sottoposto a macerazione carbonica. Vengono fatte fermentare per 7/8 giorni in un fermentino a temperatura controllata, dopodichè il vino viene lasciato per 15 giorni in cisterna d' acciaio, dove viene pulito dalla feccia pesante. In seguito trascorre 10/12 mesi in botte di rovere da 500 litri. Infine viene imbottigliato e commericalizzato dopo almeno sei mesi.
All' esame visivo si presenta di un accattivante colore bello brillante, rosso rubino scuro, quasi nero, e con un' unghia che tende al viola scuro; naso vinoso,  spiccano le note di amarena, frutti di bosco, sentori balsamici e anche qualche sentore di spezie.
In bocca è secco, caldo, abbastanza morbido e tannico, forse tendente all' astringente, lieve caratteristica probabilmente segno di troppa gioventù, e abbastanza corposo. 
In abbinamento vedo bene un piatto di spaghetti alla Chitarra, di pasta all' uovo, con un ragout di germano, fatto in stile toscano, dove la grassezza non manca di certo ed il corpo di vino e cibo è equilibrato.


BURSÔN ETICHETTA NERA 2008
Questa versione più strutturata e corposa dell' altra viene quasi totalmente venduto sul mercato nazionale e non locale.
Le uve vengono raccolte e almeno il 50% di esse viene passito. Vengono fatte fermentare per 12/14 giorni in un fermentino a temperatura controllata dopodiché il vino viene lasciato per 15 giorni in una cisterna d’acciaio dove viene pulito dalla feccia pesante. In seguito trascorre 12 mesi in botte di rovere da 500 litri e 12 mesi in botte grande da 30 quintali. Infine viene imbottigliato e commercializzato dopo almeno 6 mesi. 
Il colore come nell' altro caso è di un fantastico rosso rubino intenso e scuro con unghia violacea, leggermente più spento dell' etichetta blu ma sempre molto vivace, al naso è un' esplosione bouquet di fiori rossi maturi,  frutta appassita e sotto spirito, e si possono riscontrare note di amarena, ciliegie marasche fragoline di bosco e more, spiccano anche note di balsamiche, di vaniglia e di tabacco, ma anche di pepe.
In bocca è decisamente secco, caldo, poco morbido, fresco e tannico, quasi astringente, sapido e di medio corpo; insomma le durezze spiccano decisamente sulle morbidezze, quindi direi che ha ancora possibilità di evolvere e nel giro di un paio di annetti sarei curioso di riprovarlo. 
Come abbinamento a questo vino ci vedrei bene un umido di colombacci, dove il corpo del piatto, di poco superiore all' altro sposa bene quello del vino e, grassezza ed untuosità della preparazione vengono bene contrastati da freschezza e da un tannino ben presente e abbondante.




 

  

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