sabato 7 aprile 2012

il Nebbiolo di Valtellina di Gianluigi Rumo e la sua Vini dei Giop...


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Le foto sono di Francesco Vaninetti per Vinum Valtellina: sito che parla della Valtellina, (terra che mi ha ospitato e sopportato per dodici lunghi anni) dei suoi prodotti e dei suoi produttori, che siano di vino o altro non cambia, l' importante è che siano di qualità, e quella non manca di sicuro!!!  


Oggi ci mettiamo in viaggio con la nostra auto virtuale e ci avviamo verso nord. La destinazione è Villa di Tirano, Vila de Tiràn in dialetto, piccolo borgo della provincia di Sondrio che si estende fino ai piedi delle Alpi Retiche; il borgo ha vissuto la storia (fino al XI sec) da centro nevralgico, con Tirano, Bianzone, Brusio e Poschiavo, con la strada detta "Valeriana", che  partendo da Como e percorrendo tutta la valtellina, in prossimità della Val Poschiavo si collegava alla strada del Bernina, strada che portava all' omonimo passo nella Rezia verso l' Europa; a Villa andava ad intersecarsi con un' altra strada, quella che arrivava dal passo dell' Aprica, passando da Stazzona (frazione di origine romana) e Motta, costituendo così il paese come punto di ristoro e di collegamento per i viaggiatori di quei tempi. 

grappolo di Nebbiolo
La viticoltura Valtellinese affonda le sue radici all' epoca carolingia. Durante il basso Medio-Evo si intensificarono per la creazione dei primi terrazzamenti, intrapresi dai monasteri della vallata, anche se la loro diffusione sul versante Retico sarebbe successiva al 1500; fino a tale epoca la terra per la coltivazione era sufficiente per il fabbisogno della popolazione locale, poi con l' aumento demografico e l' aumento delle richieste dei vini locali dalle popolazioni delle terre a nord della Valtellina spinsero gli abitanti a dissodare nuove terre, ad avviare le opere di sistemazione dei versanti attraverso i terrazzamenti e a specializzare la viticoltura.
Importante è sottolineare che l' inizio delle opere dei lavori di terrazzamento coincidono con il momento in cui i proprietari terrieri, poche famiglie aristocratiche ed enti religiosi, iniziarono a cedere piccoli lotti di terra ai contadini che accettavano di sobbarcarsi del lavoro da fa re; questo gli permetteva di garantire a loro stessi ed alle loro famiglie un' autosufficienza, logicamente questi periodi lavorativi avvenivano quando l' attività agricola concedeva più tempo libero, come ad esempio durante l' inverno. L' opera di terrazzamento del versante retico terminò attorno alla metà del 1800. Al 1845 risalgono i terrazzi compresi fra Montagna e Ponchiera e quelli alla zona del Grumello.

le cassette di Nebbiolo, pronte ad andare in cantina
Il vitigno principe in Valtellina è il Nebbiolo, localmente denominato Chiavennasca; l' origine di questa parola non è propriamente chiara; in passato si riteneva che il vitigno provenisse dalla Valchiavenna e che solamente in un secondo tempo fosse stato importato in Valtellina ma oggi le ipotesi che sembrano più precise dichiarano che sia derivato dai termini dialettali:
  • Ciu venasca, cioè vitigno con maggiore vigore;
  • Ciu vinasca, cioè uva più adatta alla trasformazione in vino.
I terrazzamenti valtellinesi, dove trovano spazio le uve che vanno a comporre il Valtellina Superiore e lo Sforzato di Valtellina, sono l' elemento paesaggistico che più caratterizza il versante retico valtellinese che nella sua bellezza racchiude una importante risorsa economica del territorio; i muri a pietra, interamente realizzati a secco, si estendono per una lunghezza complessiva di oltre 2500 chilometri, motivo per cui è stato deciso dall' Unesco di inserirli nella lista dei patrimoni da tutelare.
i terrazzamenti Retici Valtellinesi

 Superficie viticola totale della Valtellina/Provincia di Sondrio (ha)
995
Superficie viticola totale con difficoltà strutturali
(altitudine, forte pendenza, terrazzamenti) (ha)
915
Superficie con pendenze > 30% (ha)
400
Superficie ad altitudine > 500 m s.l.m. (ha)
200
Superficie terrazzata (ha)
915
Limiti altimetrici dei vigneti (m s.l.m.)
900
Distribuzione dei vigneti con difficoltà strutturali sul territorio
Continua sul versante retico (destro idrografico) da Dubino a Tirano, dai 300 agli 800 m s.l.m.

Facendo un salto di qualche anno, anzi decennio, arriviamo ai giorni nostri; possiamo dire che i vini sono desivamente cambiati, e soprattutto la svolta fondamentale è stata data una ventina di anni fà, quando i vignaioli capirono che queste terre avevano un grandioso potenziale per qualità, ma che non era assolutamente sfruttato.
Oggigiorno i prodotti hanno decisamente subito un cambiamento evolutivo sostanziale, tutta un' altra storia mi verrebbe da dire; in Italia di sicuro abbiamo realtà vitivinicole eccellenti che cambiano in aspetto, gusto e qualità da una zona all' altra, i microclimi ci regalano realtà uniche e rare, come appunto in Valtellina, una delle poche realtà al mondo dove il nebbiolo si esprime a grandi livelli, che insieme al Piemonte si aggiudica il primato delle produzioni di questo vitigno principe...
la cantina di affinamento di dei Giop
Poi come sempre c' è chi lavora bene ed ottiene buoni risultati, o addirittura grandi, ma troviamo anche chi di risultati ne colleziona di pessimi; noi siamo andati a scomodare un piccolo produttore (2007-15000 bottiglie; 2008- 18000 bottiglie; 2009- 20000 bottiglie prodotte) l' amico Gianluigi Rumo, uno dei migliori esponenti giovani della Valtellina enoica.
Lui, con la sua "Vini dei Giop", un' azienda nata da pochi anni, sta rappresentando al meglio le caratteristiche di queste terre; pochi anni fà rilevò una piccola vigna, in disuso dagli anni '80, la restaurò e la rimise in vita per affrontare un suo progetto tanto caro: far conoscere al pubblico la profonda vocazione vitivinicola Valtellinese.
Gianluigi Rumo, Vini dei Giop
Le difficoltà che ha trovato e trova tuttora, non le nasconde, sono di origine logistica; i terrazzamenti che tanto caratterizzano questi vini creano grandi problematiche di lavoro, con pendenze che raggiungono il 70%, tutto avviene manualmente, il trattore tra le vigne non ci arriva, un' alternativa sarebbe l' elicottero, ma quanto ci costerebbe???, allora Gianluigi ed i suoi aiutanti si devono armare di tanta voglia e pazienza e devono lavorare di gambe, con il solo ausilio di teleferiche che li aiutano un pò.

Arrivando a parlare dei vini ammetto che non parlerò di tutti quelli che produce, ma solo di quelli che ho selezionato per una degustazione che abbiamo ospitato al nostro locale qualche sera fà alla quale ci ha fatto l' onore di partecipare anche Gianluigi stesso; dato che è arrivato a Firenze proprio per presentare questa serata, e considerando il fatto che, sapendo già in anticipo che non sarebbe stato un' evento mondano con un elevato numero di ospiti ed una grandissima visuale, possiamo capire quanto lui affronti con amore e passione il suo lavoro, quasi come fosse una "missione".
grappolo di Nebbiolo

La serata era composta da una serie di abbinamenti tipici di territorio, siamo partiti con un talgliere di salumi tipici, bresaola di manzo, salamet de baita e slinziga di maiale, accompagnati da pane di segale (rigorosamente artigianali) a cui abbiamo abbinato un:

Rosso di Valtellina DOC Il Bagai 2010:
Rosso di Valtellina DOC Il Bagai 2010
bagai, che in dialetto vuol dire bambino, intende vedere questo vino come il piccolo di casa; è ottenuto da una scrupolosa cernita di uve Nebbiolo, raccolte nei vigneti di proprietà siti tra Bianzone e Villa di Tirano, tra i 420 ed i 550 mt.slm (bottiglie prodotte 2100).
Ciò che più mi ha colpito è stata la sua freschezza, molto interessante; nel bicchiere il colore tipicamente spento, si esprime con note di rosso rubino, i profumi riportavano ad un bouquet di fiori rossi, arricchiti da frutti rossi, tipo ciliegie, frutti di bosco, in bocca desivamente secco, tannico e fresco ma non spigoloso, considerando il vino che avevamo direi che aveva una sua elegante armonia molto gradevole, oltre ad abbinarlo a salumi, io, soprattutto lo berrei volentieri come aperitivo invernale o magari con un piccolo errore voluto, gli abasserei di un paio di gradi o tre e lo berrei anche in estate tanto da renderlo un pochino più fresco, di temperatura.




Andando avanti abbiamo servito dei pizzoccheri della tradizione valtellinese, accompagnati dai manfrigoli alla grosina a cui abbiamo abbinato un:
Valtellina Superiore DOCG Le Filine 2008:
Valtellina Superiore DOCG Le Filine 2008
sì battezzato perché ottenuto lungo «file» ridotte di filari impiantati da cumuli di sassi; questo vino nasce da una vendemmia lievemente tardiva, i forti sbalzi di temperatura che caratterizzano il clima, non solo Valtellinese, ma tutto quello montano, tra giorno e notte nel periodo autunnale. Viene imbottigliato dopo un' affinameto di almeno 23 mesi in botti di rovere ed un affinameto di 6 mesi in acciaio.
Il colore, rosso rubino intenso, con unghia tendente al granato, è quello tipico del Nebbiolo mediamente giovane, i profumi più complessi ed intensi del primo, virano dal frutto maturo al fiore passito, fino ai terziari dati dal legno, sentiamo anche note di confettura di frutta rossa come amarene, o forse meglio di visciole. In bocca è caldo, secco, morbido.... il tannino c' è e si sente, ma non è fastidioso; sicuramente le durezze sono ancora vive e quindi azzarderei a dire che il 2008 ha ancora vita lunga davanti a se.





Come secondo abbiamo preparato un lombetto di Cervo ai mirtilli, e ad un piatto del genere l' abbinamento è parso spontaneo:
Sfursat di Valtellina DOCG 2007:
Sfursat di Valtellina DOCG 2007
questo vino rappresenta, a mio avviso l' uomo valtellinese, ruvido, tosto e deciso, ma anche morbido sotto certi aspetti... le uve sono tra le migliori della selezione di Rumo, come vuole il disciplinare viene appassito prima della pigiatura; durante la vendemmia le uve vengono raccolte in piccole cassette scolme, con cui vengono trasportate in cantina (esattamente come tutte le uve che vanno a comporre i loro vini) dove poi vengono poste ad appassimento, solitamente su graticci di legno, ma Gianluigi mi diceva che lui preferisce lasciarle nelle cassette confessandoci: "l' uva va toccata il meno possibile, quindi una volta raccolta la mettiamo in cassetta e poi questa viene spostata dalla vigna alla cantina, senza mai toccarla, quindi senza mai rischiare qualunque danno possibile..."
Passati 60 giorni, avendo perso circa il 50% dell' acqua contenuta ha di conseguenza una concentrazione di tutte le sostanze maggiore; l' invecchiamento è di 24 mesi in legno di rovere, poi seguito a sei mesi di affinamento in bottiglia.
l' appassimento su graticci
Il colore è un bel granato, con riflessi mattonati, gli archetti che forma nel bicchiere sono un campanello che ci avverte della quantità di glicerina che ci aspetta, i profumi sono un' infinità: fiori e frutti rossi passiti, in confettura e sotto spirito, dai frutti di bosco alla buccia dell' uva appassita alle ciliegie sciroppate, con un arricchimento di chiodi di garofano; in bocca rispecchia le aspettative, con questa grandissima complessità, accompagnata da spezie e da note di tostatura di cioccolato e caffè, che pensandoci bene erano presenti anche al naso, anche se ci erano sfuggiti temporaneamente; sul finale, decisamente lungo, i toni amarognoli appena accennati ci fanno ben sperare per un prospero futuro, (nel giro di qualche anno arriverà a svelare la sua austerità ed il suo carattere, che ancora oggi secondo me nasconde).





Come finale di pasto abbiamo voluto interpretare un detto valtellinese alla lettera: "la bocca le miga stracca se la sa miga de vacca", letteralmente vuol dire che la bocca non è stanca se non sa di vacca e cioè che non si è sazi senza mangiare un pezzetto di formaggio sul finale di pasto, quindi, abbiamo scelto un Casera stravecchio a cui abbiamo abbinato la riserva di Gianluigi:
il Valtellina Superiore Riserva Al Regiur 2007:
il nome, austero, significa il signore di casa, il patriarca, e in questo caso è  stato scelto per indicare il loro vino più significativo, il Top di gamma se si vuole utilizzare un termine moderno ,commerciale, insomma la riserva per eccellenza... Le uve vengono lasciate in pianta fino a gennaio, per affrontare un appassimento naturale, poi, vengono portate in cantina dove ha inizio il processo classico.
Roberto Lia
Al Regiur Riserva 2007
Dopo la fermentazione a temperatura controllata, la vinificazione segue un lungo affinamento in botti di rovere per 40 mesi, ancora sapientemente costruite a mano dall' ultimo mastro bottaio valtellinese, Roberto Lia.
Il colore è di un rubino spento, tipico, con riflessi mattonati, il naso è una vera e propria esplosione di aromi, dalla frutta ai fiori ai profumi terziari dovuti dal lungo affinamento, dalla viola mammola alla amarena sciroppata all' uva sotto spirito arricchiti da cuoio, note tostate e chiodi di garofano e qualche sentore di pepe. In bocca stupisce l' equilibrio, con bei tannini morbidi, ma non troppo, ed una buona freschezza, svelandoci che di strada ne ha ancora da poter fare, anche se ha già un suo equilibrio penso che possa migliorare riposando qualche anno ancora.

A questo punto non ci resta che aspettare che venga messo in bottiglia il prossimo nascituro, il vino senza aggiunta di solfiti... lo sto già agonizzando durante quest' attesa!!!

Ultimissimo ma non meno importante non ho ancora detto un piccolo fondamentale dettaglio, i vini di Giop, tutti i suoi vini, sono prodotti con bassissimi contenuti di solforosa (circa 30 mg/l, calcolando che solo 15 circa vengono prodotti direttamente dall' uva stessa), estremamente dannosa alla salute se viene utilizzata in grandi quantità.



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